La Quercia di Giuseppe Errico
O Quercia, o Quercia tu fai parte della nostra
storia, perché sei coetanea del nonno Leonardo. Infatti, quando venne esule da Gioi,
tu, benché ancora querciolo, gli offristi riposo alla tua benefica frescura.
Egli riposandosi rifletteva sul suo avvenire e come dare un onesto lavoro ai
suoi discendenti in questa nuova dimora, confidando a te tutte le sue angosce e
preoccupandosi del suo domani.
Tu, o Quercia, non hai alcuna affinità con quella
inventata da Occhetto quale simbolo del suo nuovo partito perché quella è
sterile e rifiuterà di dare frutti ad un partito che è un parassita dei
lavoratori, mentre tu hai dato, oltre ai frutti copiosi anche se piccoli,
frescura e ristoro a tutti i discendenti diretti di Leonardo. Tu ben conosci
quanto grano è stato trebbiato alla tua ombra, sia a braccia che con i buoi;
soprattutto conosci quanti pensieri ti sono stati confidati, assieme a sospiri e a pianti, nelle ore più
calde della giornata, o quando, stanchi o convalescenti afflitti da mali
fisici, gli Errico venivano a riposarsi alla tua benevola frescura.
Tu, ad ogni rinnovo periodico della tua corteccia,
hai visto avvicendarsi i discendenti diretti di Leonardo: Tommaso, Rosario,
Tommaso, Leonardo, Tommaso, Giuseppe e da questo Mario Tommaso. E chi sa per
quante generazioni tu resterai là. Ora, oltre ai tuoi frutti, dai anche
frescura ed ornamento alla piccola casetta costruita al tuo fianco, e che, con
i tuoi rami, abbracci come una madre abbraccia i propri figli, quasi a
proteggerla da qualche maleintenzionato.
Ma sopra di te da sempre c'è stata S. Sofia, che
protegge tutti i figli di Piano guardando però con occhio particolare la razza
Errico, da quando Leonardo venne da Gioi a nascondersi sotto il suo manto
chiedendo la protezione divina prima di quella giudiziaria. La protezione di S.
Sofia è stata così grande ed evidente che gli Errico in meno di tre secoli sono
diventati la terza famiglia di Piano, dopo i Gugliucci e i Paolino. La sua
grande e materna protezione sulla famiglia è stata evidenziata anche
simbolicamente dalla sua immagine sull'albero genealogico costruito da uno dei
discendenti di Leonardo, che con questo albero si è reso degno di portare tale
nome.
A Piano vi sono altre famiglie Errico, provenienti
da altri paesi e soprannominati Guarda Bosco, Pasqualone, Machiochia e
Scarpari. Nessuno di questi ha a che fare con la Quercia e le loro famiglie
sono quasi tutte estinte o si sono trasferite altrove: Battipaglia, Agropoli o
in America. Anche alcuni rami degli Errico della Quercia si sono trasferiti
altrove, come il sottoscritto a Salerno, altri ad Agropoli, a Milano, a Vallo,
in America, ad Orria, ma i più conservano le abitazioni e le abitudini di Piano
e vi tornano spesso e con orgoglio si dicono fieri di chiamarsi 'Errico'.
La tradizione vuole che il capostipite fosse
Leonardo nato a Gioi intorno al 1710 e si fosse trasferito da giovane a Piano,
per un fatto di sangue commesso in quel comune in contrada 'Rezze' per una
questione di confini territoriali.
Piano all'epoca era detto 'regio' perché
giuridicamente era governato da leggi diverse da quelle di Gioi per cui chi si
trovava a Piano non poteva essere perseguito per un reato commesso in quella
giurisdizione.
Si ritiene che sia morto intorno al 1775, benché
manchi la certezza delle date di nascita e di morte. Certamente a Piano
contrasse matrimonio ed ebbe dei figli fra cui Tommaso
di cui parleremo.
TOMMASO (1750-03.11.1812),di cui si
conserva l'atto di morte, dichiarata dal figlio Rosario, si sposò ed ebbe tre
figli maschi: Rosario, Domenico
e Carmine.
Rosario (1772-1828 ?) sposò Sicilia
Inverso ed ebbe cinque figli: Girolama, Leonardo, Tommaso, Francesco, Gennaro. Morì cadendo
da una pianta di elce in località Treone e precisamente nel vallone che divide
il Treone dalla Foresta. Cadendo batté la testa su una pietra, ove fu ritrovato
già morto. Detta pianta fu tagliata nel 1930 e fino a quella data veniva
chiamata l'elce di nonno Rosario.
Girolama (n. 1819) era chiamata
Ciomma e sposò Angelo Sica di Piano ed ebbero due figli: Luigi e Cosimo.
Entrambi sposati con figli.
Leonardo (1810-1852)
sposò Maria Di Marco fu Francesco sorella di Giuditta, convivente del fratello
Francesco, ed ebbe due figli: Sicilia e Rosario Antonio.
Sicilia sposò Pasquale Nese di
Vetrale ed ebbe quattro figli: Carmine,
che emigrò giovane in America e fece fortuna ed ebbe dei figli magistrati che ricoprirono cariche
importanti, Stefano, Germano e Sabato, tutti sposati e con figli.
Rosario Antonio (1840-1920)
sposò Giovannina Inverso della famiglia di 'Masto Carmine' dalla quale ebbe
quattro figli maschi e una femmina: Maria Antonia, Carmine, Ernesto, Angelo, Leonardo. Era un grande
lavoratore ed un ottimo muratore. Restarono proverbiali le sue parole quando a
ottanta anni, sul letto di morte, disse 'mi dispiace di non poter terminare il
muretto al Coterone'. Era molto serio, quasi scorbutico, come la maggior parte
degli Errico.
Maria Antonia (n.
1877) sposò Angelo Raffaele Parrillo di Gioi e non ebbe figli, ma facilitò il
matrimonio fra una figlia del fratello Angelo ed un nipote del marito,
Gerardino Parrillo, che formarono una bella famiglia molto ammirata dai Gioiesi.
Carmine
(1879-1881).
Ernesto (1882-1885).
Angelo (1884-1974) sposò Rosaria
Gugliucci (28.07.1889-03.04.1976) fu Luigi e fu Rosina Santomauro ed ebbero
otto figli: Antonetta, Giovanni
Antonio, Leonardo, Luigi, Rosa, Giovannina, Carmela,
Eliseo.
Antonetta sposò
Angelo Sica di Vetrale ed ebbero quattro figli.
Giovanni Antonio (n.
01.04.1912) sposò Giuseppina Gugliucci di Dalmiro (n.20.09.1912) ed ebbero tre
figli.
Leonardo (n.
26.11.1915) sposò Rosa Di Matteo ed ebbero tre figli.
Luigi (n. 1929) sposò Alessandrina
Di Matteo ed ebbero due figli.
Rosa sposò Aniello Sica di
Vetrale ed ebbe tre figli.
Giovannina sposò
Gerardino Parrillo di Gioi, nipote del marito della zia Maria Antonia e con il quale formò una bella famiglia
molto ammirata dai Gioiesi.
Carmela (25.07.1926-27.05.1990)
sposò Pasquale Gugliucci ed ebbe due figli.
Eliseo (14.06.1933-07.09.1953) fu
un serio ed onesto lavoratore, degno figlio della sua razza.
Leonardo (07.12.1886-17.04.1971)
sposò Maria Inverso (01.05.1887-18.06.1956) ed ebbero nove figli: Giovannina, Antonio, Angelina, Angelo, Mauro, Elia, Giovanni,
Alessandrina e Donato. Fu,
come tutti gli Errico un grande lavoratore ed un ottimo muratore. Quando andava
alla giornata si alzava prima dell'alba per fare qualche ora di lavoro nel suo
orto. Molto serio e degno della razza.
Giovannina (24-03.1906-06.03.1966)
sposò Carlo Pesca ed ebbe dieci figli tutti sposati con figli.
Antonio (n. 03.02.1909) sposò Antonietta Inverso di Mauro della famiglia
di 'Masto Carmine' ed ebbero quattro figli.
Angelina (20.11.1911-21.10.1957)
sposò Giuseppe Gugliucci ed ebbero tre figli maschi sposati con figli.
Angelo (1918-12.06.1940) morì in
guerra.
Mauro (n. 10.03.1920) sposò Giulia
Di Matteo ed ebbero due figli.
Elia (08.01.1923-04.05.1966)
sposò Angelina Inverso ed ebbero tre figli tutti sposati con figli.
Giovanni (n.
06.03.1925) sposò Angelina Errico 'machiochia' ed ebbero due figlie femmine ed
un maschio, Riccardo.
Alessandrina sposò
Sebastiano Santomauro ed ebbe tre figli.
Donato (n. 20.02.1935) tuttora
celibe.
Tommaso (31.03.1813-1900) era
piccolo di statura ma molto intelligente, tanto che fu caporale delle guardie
comunali prima dell'arrivo di Garibaldi, per cui non fu garibaldino. Sposò
Maria Di Matteo sorella di Decio e nipote di Paoluccio della Madonnina. Era
uomo serio, lavoratore e ben voluto e stimato da tutti, tanto che lo zio Domenico (don Domenico), pur vivendo col nipote Gennaro, pochi giorni prima di morire, lo nominò erede
universale assieme all'altro nipote Rosario Antonio
ed escludendo quindi Gennaro dall'eredità. Egli perse
la moglie molto giovane, ma non senza avere avuto tre figli maschi e due
femmine: Domenico, Teresa, Caterina, Carmine, Leonardo
Domenico (13.10.1844-1920)
da giovane cadde dentro una botola che si trovava nella sua camera da letto e
finì con la testa per terra nel locale sottostante. I medici diagnosticarono
che col tempo sarebbe restato cieco e così fu, ma perdette anche parte delle
sue facoltà mentali. Si dedicò a qualche lavoro domestico in casa e a cullare i
figli del fratello Leonardo prima e i pronipoti poi.
Teresa (n. 30.05.1848) sposò Angelo
Inverso detto 'Visiroro' di Piano ed ebbero quattro figli: Germano, Donato,
Anna e Angela Maria.
Caterina (n. 17.06.1853) sposò
Giovanni Antonio De Marco di Gioi detto 'Fucile' ed ebbero due figli: Sabato e
Nicola. I figli di Nicola sono molto noti a Gioi ed un nipote è un valente
medico all'ospedale di Vallo.
Carmine (21.06.1850-02.07.1873) era
un appassionato cacciatore e morì a soli ventitré anni per una polmonite
contratta dopo una forte sudata dovuta ad un lungo inseguimento di una lepre.
Dicono che fosse un bel giovane ammirato dalle donne e fidanzato con Angela
Maria Sica detta 'Paradiso', che poi sposò Giuseppe Inverso 'Cecca'.
Leonardo (10.04.1852-10.06.1933) sposò Carminella Nese fu
Mauro di Vetrale (20.08.1860-23.03.1941) che morì a Felitto, ma ora riposa
assieme al marito e a tre figli (Giuseppe, Giovanni e Mauro) nella
cappellina di famiglia del cimitero di Vetrale. Fu una donna di alte qualità
morali, ottima educatrice e grande lavoratrice, da prendere come esempio dai
figli e nipoti e da quanti ebbero la fortuna di conoscerla da vicino. Leonardo,
pur essendo gracile e molto magro tanto che fu dichiarato non abile al servizio
militare, alla sua poca salute sostituì sempre la volontà e l'iniziativa. Fu il
primo a Piano ad usare l'asino al posto dei buoi per la trebbiatura del grano
ai piedi della Quercia. Era sempre attento a che i terreni coltivati dalla sua
famiglia non venissero danneggiati da animali o da vandali. Gli piaceva alzare
il gomito ma senza tralasciare le cure della famiglia. In età avanzata si
dedicò al pascolo del gregge. Morì all'età di ottantuno anni, ma era ormai
molto contento perché l'anno prima
aveva visto il suo ultimo figlio Mauro consacrato sacerdote e sistemati anche
tutti gli altri figli. Non dimenticò mai, tuttavia, la morte del suo figlio
Tommaso all'età di soli trentatré anni a causa delle ferite riportate in guerra
e che lasciò quattro figli in tenera età. Ebbe sette figli: Tommaso,
Maria Cristina, Giuseppe,
Antonia, Giovanni, Luisa e Mauro.
Tommaso (03.12.1884-13.02.1919) da
giovane si fidanzò con Carmela Di Matteo (22.04.1888-18.05.1969) della famiglia
dei 'Cozzetti'. Ma le sue condizioni economiche non gli consentivano il
matrimonio e perciò andò in America, ove lavorò per quattro anni, senza
dimenticare la famiglia e la promessa sposa. Mandò alla famiglia in varie date
lire settecento, di cui lire quattrocento servirono per il corredo e lire
trecento come dote per la sorella Maria Cristina, che, al suo ritorno, gli
rilasciò un atto di quietanza, scritto da don Pietro Barbato, col quale si
dichiarava soddisfatta di ogni suo avere paterno e materno firmandolo assieme
al marito Dalmiro Gugliucci. Inoltre mandò altre mille lire per il mantenimento
quotidiano della famiglia. Al suo ritorno, all'atto del matrimonio con la Di
Matteo, che portò in dote lire cinquecento, aggiunse altre lire cinquecento e
diede così al padre Leonardo la somma di lire mille,
che furono usati per estinguere dei debiti contratti in precedenza ed in cambio
ebbero una stanza dove si sposarono, pur continuando a vivere in famiglia. Morì
nell'Ospedale di Bari per ferite riportate nella prima guerra mondiale. Ebbe
quattro figli maschi e due femmine, ma il primo e l'ultima morirono in tenera
età. I rimanenti sono: Leonardo, Carminella, Giuseppe e Carmine Antonio.
Tommaso fu un ottimo muratore, tanto che disse di lui un vecchio di Piano detto
'Guarda Bosco' che dei muri costruiti da Tommaso si vedevano le pietre, mentre
per altri muratori valeva il detto 'calce mia diletta, nascondi ogni difetto'.
Alla sua morte, la moglie Carmela continuò a vivere in famiglia con i suoceri e
i cognati allevando i figli con il suo lavoro e la misera pensione di guerra e
contribuendo anche al mantenimento del cognato
Mauro in seminario fino alla sua consacrazione
sacerdotale. Non le fu facile vivere in una famiglia numerosa, senza il marito
e con quattro figli da mantenere.
Maria Cristina (07.03.1887-25.02.1973)
sposò Dalmiro Gugliucci ed ebbero otto figlie femmine, Giovannina, Angelina,
Giuseppina, Clelia, Pasqualina, Bastiana, Natalina e Carmela, e un figlio
maschio, Giovanni (n. 03.09.1919) sposato con Rosina Gugliucci della famiglia
del 'Capitano'.
Giuseppe (20.03.1892-24.04.1975)
sposò all'età di quarantasei anni Gaetana Di Dario (18.07.1902-29.11.1979) di
una distinta famiglia di Felitto e non ebbero figli. Fece il servizio militare
in Libia dal 1912 al 1919 per sette anni senza avere mai una licenza. A fine
guerra, quando tornò, lavorò in famiglia con i genitori e contribuì a far
studiare il fratello Mauro fino al sacerdozio. Poi lo
seguì a Felitto ed a Piano fino alla sua morte. Fu sempre una persona modesta e
visse all'ombra del fratello.
Antonia (07.04.1895-06.06.1990) sposò
Giuseppe Capo della famiglia del 'Barone'. Ebbe due figli maschi, Armando (n.
11.08.1928) che ha sposato Nicolina Santomauro ed abitano ad Agropoli, e
Antonio (n. 03.01.1931) che ha sposato Maria Errico e vivono in Australia, e
quattro figlie femmine, Emma, Giovannina, Chiarina ed Elena, tutte sposate con
figli. Morì ad Agropoli ove riposa con il marito.
Giovanni (05.05.1898-01.01.1970)
fece il militare durante la prima guerra mondiale nell'arma dei bersaglieri e
quando veniva in licenza era molto orgoglioso del fez rosso con il fiocco
anch'esso rosso e che faceva dondolare sulle spalle. Quando si congedò ne portò
alcuni e noi nipotini l'indossavamo un pò per necessità, ma più per vanità
infantile. Emigrò nell'America del sud il 25.01.1923 e tornò il 1968, dopo
quarantacinque anni, portandosi dietro, al posto del sacchetto usato alla
partenza, una valigia con poca biancheria personale. Prima di morire nominò
erede universale il pronipote Tommaso, cosa che fu ammirata e condivisa da
tutti i parenti perché quel pò di terreno che gli spettava in eredità non
sarebbe andato ad estranei. Fu un uomo di modesta cultura e di limitate vedute.
Luisa (n. 20.02.1902) sposò
Antonio Di Matteo fu Carmine, fratello della cognata Carmela detto 'Cozzetto',
ed ebbero nove figli, sei maschi e tre femmine, tutti sposati e con figli.
Luisa é stata la vera figlia della mamma Carminella dal comportamento serio,
grande lavoratrice ed ottima educatrice dei figli. Non ha tralasciato di
adoperare anche la frusta quando era necessario con i figli, i quali, anche
grazie alla ferrea educazione ed all'esempio materno, si sono tutti sistemati
facendosi onore come Amedeo, il medico, a Como ed Elia, l'avvocato, a Milano.
Mauro (02.02.1907-10.01.1985) fin
dalle scuole elementari dimostrò viva intelligenza e grande volontà negli studi
tanto che sia l'insegnante che il parroco don Pietro Barbato indussero il padre
Leonardo a mandarlo a studiare nel seminario di Vallo per farne un sacerdote e
quivi ben presto si dimostrò uno studente modello. Dopo aver fatto il ginnasio
ed il liceo, andò a Napoli dove si laureo in Teologia. Fu consacrato sacerdote
da Monsignor Francesco Camerota il 31 luglio del 1932 ed il giorno seguente,
domenica primo agosto, celebrò la sua prima messa solenne a Piano nella chiesa
di S. Sofia. Vi fu una grande festa di popolo dopo la cerimonia religiosa e per
la prima volta in questo paesetto si videro riuniti più di trenta sacerdoti,
oltre a molte altre persone accorse dai paesi vicini. La gioia di Piano durò
poco perché, dopo pochi mesi, il Vescovo lo destinò alla parrocchia di Felitto,
dove era necessario un sacerdote dinamico e colto per placare alcune fazioni
locali, religiose e politiche. Vi restò per dodici anni, poi, essendo cambiate
le cose, poté tornare definitivamente al suo paesello, ove restò fino alla sua
morte. Durante i suoi trentacinque anni di parroco di Piano ricoprì vari
incarichi nella diocesi. Fu prima cancelliere della Curia Vescovile, poi
delegato del Vescovo e dal 1963, per venti anni, Vicario Generale della Diocesi
ed ebbe il titolo di Monsignorino Mitrato. Fu come Vicario Generale che
sostituì, nelle loro brevi assenze, i Vescovi che si successero alla diocesi di
Vallo. Fu molto stimato in tutta la Diocesi per le alte qualità umane e
sacerdotali. Negli ultimi due anni della sua vita per motivi di salute rinunciò
a tutti gli incarichi diocesani e continuò ad essere solo Parroco di Piano e
Vetrale. Mentre era parroco di Piano fece rinnovare le Chiese di S. Elia e di
Santa Sofia e fece costruire una navata accanto a quest'ultima. Questi lavori
furono eseguiti senza alcun contributo da parte del popolo, ma soltanto
attraverso l'intervento dello Stato, poiché seppe sfruttare, anche utilizzando
le sue personali amicizie, le leggi vigenti. Negli ultimi anni della sua vita
fu visitato da molti Vescovi e non soltanto dal Vescovo di Vallo e molti furono
presenti alla celebrazione dei suoi solenni funerali. Il Vescovo di Vallo per
potergli dare il suo ultimo saluto e la sua benedizione ottenne di essere
accompagnato da un campagnola dei carabinieri perché la strada era interrotta
dalla neve. Piano e Vetrale erano stati sempre in rivalità sia per le
parrocchie che per beghe locali. Essendo parroco di entrambe le parrocchie,
seppe operare così bene da far sparire ogni discordanza come se fossero state
una sola famiglia, tanto che, per la prima volta nella storia, quando nel 1946
si tennero le prime elezioni amministrative, Piano e Vetrale, pur essendo
numericamente minori di Orria, furono così compatti e uniti che vinsero contro
Orria. E così fu eletto primo Sindaco di Piano Vetrale Carmine Antonio della
famiglia Errico.
Francesco (1816-1853)
era detto 'Cicco Saverio'. Convisse con Giuditta De Marco fu Francesco di Gioi,
detta 'Mandacona' forse per la sua mole, e dalla quale ebbe una figlia, Maria
Felicia, che, pur vivendo in famiglia non fu mai riconosciuta né leggittimata.
Tuttavia cinque anni dopo la morte di Francesco, e cioè il 1858, in occasione
dell'acquisto del terreno detto 'Treone', gli zii paterni le diedero cento ducati ed ella, con la
garanzia della madre Giuditta, rinunciò ad ogni diritto ereditario del padre.
Così fu riconosciuta moralmente dagli zii. Maria Felicia detta 'Fulicedda'
sposò Pasquale Di Matteo col quale ebbe molti figli tutti sposati e con figli e
che costituì la razza detta dei 'Bartoli'. Francesco non ebbe altri eredi.
Gennaro (02.08.1823-1873) visse con
lo zio Domenico (don Domenico), che poco prima di
morire lo escluse dall'eredità lasciando tutti i suoi averi ai figli degli
altri suoi fratelli, Leonardo e Tommaso,
con testamento redatto dal notaio De Matthaeis. Gennaro sposò Rosaria Sica di
Vetrale (n. 1831) e dalla quale ebbe due figli maschi e quattro femmine: Maria Grazia, Carminella, Giuseppa, Giuseppe, Carmina Antonia e Angelo.
Egli morì all'età di cinquanta anni e la moglie portò avanti la numerosa
famiglia, tuttavia, in età avanzata, uscì di senno per cui aveva bisogno di
assistenza continua e, appena era libera di farlo, se ne andava di nascosto al
terreno detto 'tuorno' che apparteneva alla sua famiglia di nascita ed è
situato nei pressi di Faito verso Monteforte.
Maria Grazia (1855-1926)
sposò Carmine Inverso detto 'Cutiddo' o 'Fattore' perché faceva il fattore
della famiglia Salati di Gioi, che possedeva a Piano i terreni detti 'Soppare,
Maiese e Spina Sinina', e non ebbero figli. In tarda età si adoperò perché la
nipote Rosaria, figlia del fratello Giuseppe, sposasse un figlio del fratello
del marito di none Carmine e che ereditò i beni immobili della famiglia e
l'incarico di 'Fattore', per cui fu chiamato 'Fattore' per tutta la vita.
Ebbero cinque figli, tutti sposati con figli.
Carminella (08.03.1857-1930)
sposò Arcangelo Inverso ed ebbe tre figli maschi, tutti sposati con figli.
Attualmente a Piano vive soltanto il nipote Alessandro Antonio con la sua
famiglia.
Giuseppa detta 'Geppa' (n.
19.12.1862) sposò un Inverso ed emigrarono all'estero e di loro si sono perse
le tracce.
Giuseppe (30.04.1865-1951) sposò Rosina Inverso di Piano
della famiglia di 'mastro Carmine' ed ebbe una figlia femmina, Maria Rosaria,
e tre figli maschi, Gennaro, Angelo
e Carmine. La moglie morì giovane e lui, con la madre
vecchia, portò la famiglia avanti. Fu un ottimo muratore, molto serio, quasi
superbo. Era considerato piuttosto scorbutico, pur essendo un frequentatore
della Chiesa, dove cantava la S. Messa nelle solennità. Diede ai figli una
seria educazione e ne fece dei lavoratori.
Maria Rosaria (05.12.1889-08.05.1976)
sposò il 'Fattore', nipote del marito della zia Maria Grazia.
Gennaro (02.01.1891-30.10.1969)
sposò Angelina Di Fiore di Orria, figlia unica e pertanto ereditiera, e si trasferì
ad Orria. Fu un falegname all'antica
che faceva tutto a mano, per cui era molto apprezzato e richiesto. Fu un
lavoratore serio e ben voluto da tutti e formò ad Orria un nuovo ramo del
nostro casato. I figli, degni del nome, furono: Rosina (n. 18.04.1923),
Agostino (n. 18.08.1926), Nicola (n. 21.10.1928), Angelo (n. 06.06.1931), Carmine (n. 12.10.1933), Giuseppe (n.
01.11.1936). Sono tutti viventi, sposati e con figli, tutti degni del nome che
portano e tutti godono della stima e del rispetto degli Orriesi.
Angelo (09.06.1894-1956) sposò
Maria Grazia Errico figlia del 'Guarda Bosco' ed ebbe un figlio, Giuseppe, che
morì molto giovane, mentre lei morì durante il secondo parto assieme al nascituro.
Angelo, dopo pochi anni, si risposò con Assunta Santangelo di Gorga ed ebbero
due figlie femmine ed un maschio, Antonio. Dopo la morte di Angelo la famiglia
emigrò in Argentina ed ivi risiedono. Si sa che sono tutti e tre sposati e con
figli.
Antonio (n. 1932) sposato in Sud
America ha un figlio di nome Angelo (n. 1972)
Carmine
(1897-15.09.1971) emigrò in Sud America nel 1923. Si sa che ebbe un figlio di nome Giuseppe (n.
1930), ma non si hanno altre notizie certe della loro vita.
Carmina Antonia (n.
21.01.1867) sposò Fiore Parrillo di Gioi e non ebbero figli.
Angelo (03.02.1870-1949) sposò
Luisa Infante della famiglia detta 'Pinto' ed ebbero due figli maschi e due
femmine: Maria Grazia, Giuseppe,
Cristina e Carmine. Morì
vecchio come la moglie. Non fu un grande lavoratore, ma visse modestamente con
la sua famiglia senza biasimo e senza gloria.
Maria Grazia (n.
1907) tuttora vivente sposò Emilio Alfonso Di Matteo della famiglia detta di
'Zuvito' ed ebbe molti figli.
Giuseppe (1905-1982)
non si sposò e visse sempre con il fratello Carmine, un modesto lavoratore
senza mai uscire da Piano.
Cristina (n. 1909) non si sposò e visse con i fratelli
facendo casa e campagna.
Carmine (n. 1917), tuttora vivente,
sposò Giulia Caggiano, una bella ragazza di Napoli conosciuta durante il
servizio militare. La moglie morì giovane all'ospedale psichiatrico di Nocera
lasciando quattro figli maschi: Angelo Antonio, Giuseppe, Gennaro e Vincenzo. I figli vivono in Germania e vengono
saltuariamente a Piano, mentre lui vive solo con la pensione INPS.
Angelo Antonio (n.
01.11.1945) ha un figlio ANTONIO (n. 1968) e vive in Germania.
Giuseppe (n.
01.11.1948) vive in Germania.
Gennaro (n. 04.01.1952) vive in
Germania.
Vincenzo (n. 08.01.1955) vive in Germania,
dove possiede una catena di pizzerie.
Domenico (1780-09.1856)
da giovane studiò in un convento di monaci ed era, forse, l'unico che sapesse
leggere e scrivere bene e parlava sempre in italiano, mai in dialetto, per cui
era chiamato 'don Domenico'. Dagli atti risulta che il 29.08.1856 fece un
testamento a mezzo del notaio De Matthaeis, nominando eredi universali il
nipote Tommaso, figlio del fratello Rosario,
e Rosario Antonio, figlio di Leonardo, altro
figlio di Rosario, escludendo l'altro nipote Gennaro, terzo figlio di Rosario.
Nominò esecutore testamentario Decio Di Matteo. I nonni raccontavano che
sopravvisse pochi giorni alla stesura del testamento, per cui si deduce che
morì nel settembre del 1856.
Carmine (12.12.1790-02.07.1873)
nacque senza una mano per cui fu detto 'lo ciuncarieddo'. Questa mancanza non
gli impedì di fare il contadino tanto che risulta da una scrittura privata che
il 24.12.1844 prestò quattro tomoli e mezzo di grano ad Infante Vincenzo alla
presenza di Carmine Terzella e Sica Giacomo, che firmarono come testi a tale
prestito. Le date di nascita e morte sono desunte dall'atto di successione
pagata dai nipoti, figli del fratello Rosario, all'Ufficio del Registro di
Vallo, per una somma complessiva di lire cinquanta. Non contrasse matrimonio
per cui non lasciò eredi diretti.
Piano Vetrale primo luglio
1994